Facciamo il punto su Open Access
Durante l’incontro tra la Direzione aziendale e il Coordinamento Nazionale delle
RSU, il responsabile nazionale di Open Access, illustrando gli effetti degli accordi di
marzo, ha espresso soddisfazione per i risultati ottenuti:
. grazie al programma di reinternalizzazione, molte attività in precedenza date
in appalto ora vengono svolte dal personale sociale. Tra queste si segnalano
le installazioni dei cabinet per la fibra ottica;
. un aumento della produttività di circa il 6% a parità di ore lavorate.
Questo aumento di produttività (si è passati da 4,1 a 4,35 WR lavorate mediamente
da ogni tecnico) è decisamente apprezzabile se si pensa che il numero dei tecnici è
pari a circa 9 mila unità: in pratica è come aver aumentato, a costo zero, l’organico
di circa 700 persone.
Restano, però, ancora evidenti criticità organizzative.
L’arbitraria gestione della solidarietà nel Delivery genera solo effetti negativi.
UGL Telecomunicazioni ribadisce che la Direzione aziendale avrebbe fatto
meglio ad ammettere l’errore di valutazione nel dichiarare esuberi in Open
Access e chiedere alle rappresentanze sindacali una sospensione totale della
solidarietà.
Il progetto aziendale di trasferire il personale delle strutture di governo verso il
mondo on field appare, almeno per quanto riguarda il Delivery, senza logica e
contradditorio: da una parte, oltre alla sospensione della solidarietà, registriamo, un
po’ in tutta Italia, continue richieste di lavoro straordinario fatte dai responsabili del
Delivery e dall’altra l’Azienda procede a ridurre l’organico del settore trasferendo,
spesso senza il consenso del Lavoratore, alcuni addetti del Delivery in altri settori.
Sicuramente, una riproposizione del “progetto fiume” sarebbe molto apprezzata dai
Lavoratori, visto che nei call center ci sono diversi colleghi in possesso dei requisiti
richiesti per ricoprire il ruolo di tecnico on field, i quali gradirebbero avere la
possibilità e l’opportunità di cimentarsi in una nuova esperienza professionale.
Sempre in ambito di Delivery riscontriamo che alle imprese sono assegnate attività
di maggior pregio; forse sarebbe il caso di far gestire le attività più importanti al
personale sociale.
Ad oggi c’è ancora un numero consistente di tecnici che hanno il luogo di ricovero
dell’automezzo situato molto lontano dalla “zona di lavoro”, addirittura in
comuni e provincie diverse tra loro: nello spirito degli accordi di marzo, quindi,
appare assurdo che questi tecnici devono destinare parte della loro giornata
lavorativa in lunghi spostamenti che ad inizio turno riducono il tempo effettivo del
lavoro tecnico (che equivale a perdita di efficienza), mentre a fine turno si
trasformano in ore di guida (cioè in un aumento del valore/costo del singolo tecnico
a parità di interventi eseguiti) o in una riduzione della “prestazione effettiva” in sede
cliente se il tecnico non intende effettuare lavoro straordinario (ricordiamo che lo
straordinario non può avere carattere di sistematicità specialmente se dovuto ad
inefficienze aziendali) oppure riceve questa disposizione dai suoi responsabili per
limitare il pagamento delle ore guida. A tutto questo si sommano i costi del
carburante, che incidono pesantemente sul valore/costo del tecnico se il
chilometraggio è molto elevato.
La riorganizzazione delle AOL, più che generare efficienze, ha prodotto forte
insoddisfazione tra il personale. In particolare gli analyst del TJM, in alcuni territori,
hanno assistito alla delocalizzazione della loro attività, pur se in precedenza svolta
con il massimo impegno e risultati eccellenti.
Forti insoddisfazioni sono legate anche alla pessima ripartizione tra le attività
MOS e MOI: emblematico è il caso dell’Umbria.
Senza contare il fatto che spesso i tecnici, pur effettuando la procedura Help me
[quando funziona…], non ricevono lavoro, mentre in alcuni territori [si veda il Lazio,
ad esempio] le ditte hanno talmente tante attività che si servono persino di
personale che normalmente è impiegato in altre Regioni.
Le continue pressioni da parte di tutta la struttura gerarchica in merito alla
“maniacale” metodologia della chiusura delle WR sembra essere diventata la
“mission” del tecnico, mentre riteniamo che l’attività fondamentale del personale
on field dovrebbe essere quella tecnica. Per svolgere con la massima efficienza
queste attività, sarebbe opportuno che l’Azienda fornisca ogni tecnico degli
strumenti previsti dalle stesse norme tecniche aziendali, specialmente se
consideriamo che sulle lavorazioni effettuate sugli impianti OLO, in alcuni casi, la
mancata registrazione sulla WR delle misure elettriche e di qualità espone Telecom
Italia a situazioni di contenzioso con gli OLO (come indicato dalla stessa Azienda in
occasione di recenti lettere di contestazione disciplinare).
Le continue pressioni, in alcuni casi non rispondenti ai principi di educazione e
correttezza stabiliti dall’art. 45 del vigente CCNL (episodi già segnalati alle
competenti strutture territoriali di People Value), sulla compilazione dei modelli
UT009 sono sicuramente alla base del malumore di diversi tecnici e anche di molti
AOT. Sicuramente un clima più sereno, con rapporti relazionali improntati al
rispetto reciproco, oltre ad ambienti di lavoro (centrali e BTS) puliti e curati
adeguatamente, consentirebbero di lavorare con più serenità, focalizzando
l’attenzione delle RISORSE UMANE sul cliente.
In poche parole, sarebbe sufficiente una gestione più equilibrata per conseguire
risultati migliori.
Roma 16 ottobre 2014 La Segreteria Nazionale
UGL TELECOMUNICAZIONI PUGLIA
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